giovedì, ottobre 19, 2006

"Bar sport duemila"

di Stefano Benni

Ne riporto un pezzetto che a parer mio è stupendo, senz nulla togliere al resto del libro che diverte un sacco e sa far pensare.
Comunque,dicevo
Il pezzetto in questione è preso dal racconto "Il bar di una stazione qualunque", ed è il dialogo di due signori seduti al tavolino di un bar di stazione in estate con tutt'attorno ressa di gente, chi arriva,chi parte per le vacanze,bambini urlanti e olandesine che fanno girare la testa ai militari! Dei due signori,uno ha una parlantina quasi esagerata e non demorde nei discorsi,l'altro più pratico e non incline alla poesia da stazione estiva,è spazientito e forse vorrebbe solo starsene nel suo silenzio.....(classica situazione di chi fa oppure ha fatto il pendolare!!!eheheheheh!!)

-Sì,capisco cosa pensa - proseguì il vecchio -Che lei è diverso,che non è affar suo occuparsene.Eppure sono sicuro che anche lei,almeno un giorno della sua vita,era ridotto da far pena.Ma negli ultimi tempi,in questo paese,si fa più in fretta a buttar la gente.Si è accorciata la data di scadenza come gli yogurt.Vecchio,alè,scaduto.Drogato,alè,non dura un mese.Disoccupato,alè, tanto finisce male.Per carità,non vorrei buttarla in politica.Ma di questo passo facciamo cittadini solo quelli che tengono il ritmo del gruppo,non so se lei si intende di ciclismo,o anche peggio, quelli che marciano tutti al passo,o quelli che c'hanno i soldi da farsi portare in spalla.
- Calma,calma - disse il Silenzioso - altrochè politica,lei mi sta facendo un comizio!
- ha ragione,sono un chiacchierone. Ma ogni giorno vedo la gente diventare cattiva per niente,odiare quella che non conosce,ripetere i tormentoni della televisione invece di dire quello che c'ha dentro. Allora mi arrabbio.E a me,glielo dico subito,se la borsa sale o scende non me ne frega niente.Io vedo se sale o scende l'avidità e la cattiveria. E sa cosa le dico? Ma che miseria,che crisi! Noi siamo un paese che potrebbe esportarla l'allegria,come le arance, aiutare gli altri paesi,potremmo essere gente che regala la speranza,invece di aver paura di tutto e montare le fotoelettriche intorno alla casa.
- Ma che discorsi sconnessi.Ci vorrà pure un po' di ordine - sbuffò il Silenzioso.
- Ha ragione,ha ragione,sto esagerando. Volevo solo spegarle perchè passo il mio tempo qui.Perchè penso che bisognerebbe sempre sentirsi come se si partisse il giorno dopo,o come se si fosse appena tornati.Tuto diventa più prezioso; quello che si lascia e quello che si trova. Il dolore è facile da ascoltare,quello ti arriva addosso,urla ,ha una voce terribile,è sempre lui a raggiungenrti. La speranza è una vocina sottile,bisogna andarla a cercare da dove viene,guardare sotto il letto per poterla ascoltare. O venire in una stazione.
- I suoi sono discorsi da pomeriggio estivo, - disse il Silenzioso consultando l'orologio - mma mandare avanti un paese è molto più difficile.
- Ne convengo - disse il vecchio sorridendo. - Mi scusi se le ho attaccato bottone, vedo che lei sta partendo.Beh,spero che vada in un bel posto e che passi una bella vacanza.
- Grazie - disse l'uomo e si allontanò,fendendo deciso la calca.
- E' difficile parlare con un uomo che ha gli occhiali neri - pensò il vecchio - non si vede mai cosa pensa davvero. Forse l'ho annoiato. O forse il mio discorso lo ha toccato.Sembra che a certuni parlar di speranza metta paura.Eppure a me questa gente che parte e torna mtte allegria.Sì,saranno avidi,nervosi,pigri,disordinati,cialtroni,si spingono e si rubano il posto ma hanno diritto di provarci un'altra volta,han diritto di cercarsi un posto migliore, o di tornare a casa e ricominciare. Sì,ricominciare almeno una volta prima di rassegnarsi.NON è molto ma è qualcosa.

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