giovedì, agosto 22, 2013

#NoTav alle Vallette, Torino

Domenica 18 Agosto 2013 incontro alle 18 presso il carcere delle Vallette a Torino per dare un sostegno "dall'esterno" con musica, canti e parole a Giobbe, compagno No Tav arrestato per aver partecipato attivamente al movimento e trattenuto... non si sa bene perché.
In ogni caso appartiene al movimento No Tav e tanto basta...



Ci ritroviamo tutti in un campo non coltivato, in mezzo a erbe infestanti e la folla è tanta intorno a me ed io comincio a disegnare. Mentre disegno, in un angolo del carcere esce prima una mano a salutarci e poi una seconda.
Vengo a sapere che la cella di Giobbe è da un'altra parte e per arrivarci dovremmo percorrere (sempre esternamente alle doppie mura che circondano le Vallette) una stradina che però le forze dell'ordine ci hanno chiuso con uno sbarramento. Mi chiedo il perché viste le grosse distanze, avranno mica paura che qualcuno qui possa tentare di far evadere Giobbe??!

Vengo anche a sapere che appena entrati in carcere non si possono portare oggetti di prima necessità con sé come carta igienica, spazzolino da denti, assorbenti. Sono prodotti che si devono comprare allo spaccio del carcere. Peccato che lo spaccio sia aperto 2 soli giorni a settimana e se una persona entra alle Vallette di sabato, dovrà aspettare martedì per comprare ciò di cui ha bisogno. Come è accaduto ad una ragazza del movimento a cui non hanno permesso di portare assorbenti dall'esterno.


Qui sopra una veloce immagine che ritrae parte dello schieramento di polizia che ci impediva di avvicinarci al complesso palazzine dove è chiuso Giobbe.
Per capire l'esagerazione della mobilitazione di forze dell'ordine, basti sapere che tra il gruppo No Tav c'erano nonne, nonni, famiglie e un bimbo in carrozzina.



Ad un certo punto ci spostiamo arrivando lateralmente al carcere, in un gigantesco campo da poco tagliato per il fieno. Vedo polizia e carabinieri che corrono a difesa di qualcosa che però non riesco bene a capire.
In un angolo della palazzina più vicina alla recinzione, spuntano altre due mani a salutarci, e da due diventano 4, tutte accalcate. Saluto anch'io.


Guardo la scena da lontano e tutto mi pare surreale; la militarizzazione contro persone inermi con un megafono in mano mi pare surreale, come pure la vista di un poliziotto in borghese che filma tutti noi; io non ho mai lanciato dei fumogeni tossici ad altezza uomo, non ho mai manganellato nessuno, eppure sto distante dalla videocamera per timore di essere ripresa.
Ma timore di cosa?

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