domenica, maggio 25, 2014

#Maxiprocesso #NoTav

Torino, aula bunker delle Vallette
Martedì 13 Maggio 2014

Il resoconto della mattinata lo potrete trovare QUI grazie alla giornalista S. Zandiri.
Quelle che seguono sono le illustrazioni che ho realizzato all'interno dell'aula bunker delle vallette a Torino, dalla postazione dedicata al pubblico, cioè lontanissima da dove si svolgeva il processo vero e proprio.
L'aula bunker, con le sue cancellate, i vetri e le gabbie, ha tutto l'aspetto di dover accogliere degli Annibal Lecter o dei Ferox, se fossimo in un'ambientazione di Sine Requie.

Il Maxiprocesso si rifà agli avvenimenti del 27 giugno e  del 3 luglio 2011.
Trascrivo un pezzo di Massimo Bonato dal giornale web TgValleSusa:
" Nessuno di essi (dei manifestanti) ha visto pietre volare il 27 giugno, né il 3 luglio, sia come causa scatenante della pioggia di lacrimogeni piovuta aui manifestanti da ogni lato, sia dopo, in fuga nei boschi il 27 o risalento la provinciale di Chiomonte il 3 luglio.
Da tutti emergono sostanzialmente testimonianze identiche.
Si ricorda quindi la fiaccolata della sera del 26 giugno, la notte insonne trascorsa in attesa del paventato sgombero, il segnale pirotecnico all’alba che indica l’arrivo delle Ff.Oo., e i primi lampeggianti sopra a Giaglione; la polizia nella galleria dell’autostrada e la pinza. Per tutti l’esperienza è stata simile quel 27 giugno, sia per chi è rimasto al piazzale, come E.L. che presta la propria opera nell’infermeria della Libera repubblica della Maddalena, sia per chi si è approssimato alle barricate.
Come già emerso, nessuna notifica di sgombero era stata trasmessa; nessun avvertimento preventivo volto a far allontanare la gente dai luoghi era stato lanciato, nessuno tentativo di dialogo era stato possibile. Soprattutto, per tutti la preoccupazione era che la pinza meccanica in opera sull’autostrada per tagliare la barriera frangivento potesse far del male a chi si trovava sulla barricata, sulla quale poi si è abbattuta con disinvoltura, senza rispetto per l’incolumità dei manifestanti che ancora vi si trovavano abbarbicati."

Da qui continuano le testimonianze della mattinata e io disegno quel poco che riesco a vedere.

Prima di poter entrare nell'aula dobbiamo venire registrati con carta d'itentità alla mano e perquisiti, alla seconda entrata, da un carabiniere o da una carabiniera, con conseguente svuotamento di borsa e tasche.
A vigilare che tutto filasse liscio, manco a dirlo, degli agenti in tenuta antisommossa presenti in ogni angolo.



Mentre disegno ascolto i testimoni e più di una volta ho la pelle d'oca nel sentire i resoconti di ciò che è avvenuto. Come ho già scritto in precedenza, io -per fortuna- non ho mai sentito sulla mia pelle il soffocamento di un lacrimogeno, o sulla testa, sulle braccia, sulla schiena, una manganellata ben assestata, ma ne posso ben comprendere l'atroce cattiveria se, a distanza di anni, ai/alle testimoni si rompe ancora la voce mentre lo raccontano.

E malgrado tutto l'inferno subito, la domandona in serbo da parte dell'accusa è sempre la stessa: "Ha visto qualcuno che lanciava pietre?"


mercoledì, maggio 21, 2014

#Manifestazione del #10Maggio

parte 2

La prima parte la trovate QUI, cioè poco sotto il presente post :)

Come scritto sul diario, mi fermo a disegnare in mezzo a C.so Francia tra il vociare dei manifestanti, le canzoni, i passeggini e l'aria di resistenza. Mi ripeterò in quel che scrivo, ma c'è un che di magico nell'aria, di unico, un'energia che solo così tante persone tutte insieme possono creare.
Mentre disegno vengo ripresa da un giovane barbuto e capellone, molto bello, che lavora per la Tv e mi è impossibile non notare come si camuffi perfettamente tra la folla. Mi chiedo se vengano scelti apposta da una testa coordinatrice oppure se non si tratti di naturale selezione :)

Una nota: rimango ferma a disegnare almeno 15 minuri e all'orizzonte ancora non si vede la fine del corteo.

Dalle finestre del corso, mute persone ci guardano sfilare, qualcuno le invita ad unirsi al corteo ma faccio fatica ad individuarlo, siamo troppi.
Tutti i cestini della spazzatura sono stati chiusi da un'inquietante griglia metallica; oltre che zombies feroci aggrediamo anche le pattumiere? Ad ogni modo, noto che l'immondizia viene diligentemente sistemata di lato
al cestino o ancora, nella maggior parte dei casi, i/le presenti mettono in borsa o nello zaino ciò che non riescono a buttare grazie alla griglia metallica.

A fine giornata verrò a sapere che nel corteo sono presenti volontari che, con tanta pazienza, raccolgono ciò che il Comune di Torino non ci ha permesso di gettare negli appositi cestini.
A Porta Susa le camionette dei carabinieri sono tantissime.
Ritraggo una delle tante famigliole che silenziose seguono il corteo.
Poco prima di piazza Solferino sento della musica e vengo a sapere che al corteo si è aggiunta una banda e si fanno chiamare: "Banda No Tav". Intonano subito "Bella Ciao".

In piazza ci fermiamo e anche qui, grazie al passaparola, ne scopro il motivo: la parte di corteo precedente alla mia, si ferma davanti allo schieramento militare per lasciar passare il tronco palesemente anarchico ed i/le giovani dei centri sociali, perché il sospetto è che proprio in questo posto le forze dell'ordine potrebbero manganellare. Insomma, quale momento migliore per screditare ancora di più i NoTav e gli anarchici? Perchè si sà bene che al suo interno il movimento copre frange violente e anarchiche capaci di fare chissà quali azioni indicibili!
Le idiozie sono sempre le stesse: negli anni '30 c'erano i comunisti mangiabambini, i russi che portavano via sui loro barconi frotte di inermi pargoli da divorare, ed ora ci sono gli anarchici, i centri sociali, gli immigrati... tutti violenti, tutti ladri e tutti terroristi. Tutti da mettere dietro sbarre e reti di ferro, insomma.

"Bella ciao" questa volta viene cantato in faccia a carabinieri, polizia e guardia di finanza.


In piazza Castello lascio il mio diario in mano a Simone per andare a bere alla fontanella e lui comincia a disegnare il "forno errante" NoTav, un'invenzione geniale capace di sfornare buonissime pizzette con le olive. Peccato (solo per me, ovvio) che l'attesa sia lunga, perché ne avrei assaggiata volentieri una!

Anche il "Forno Errante" è libertà NoTav :)

lunedì, maggio 19, 2014

#Manifestazione del #10Maggio

parte 1


 Io e Simone arriviamo a Torino intorno alle 13:00 circa e, una volta usciti dall'autostrada, invece di proseguire per la tangenziale, usciamo a Santena percorrendo la strada statale.
Al casello già si vedono macchinate di compagne e compagni diretti in quel di Torino. Provo una bella sensazione, in qualche modo le manifestazioni mi ricaricano d'energia :)
Arrivati in città, Simone mi lascia all'angolo tra C.so Vittorio e C.so Peschiera perché i vigili hanno già chiuso C.so Vittorio, appunto... ma il bello deve ancora arrivare!
 Ed eccomi in p.zza Adriano, la piazza del raduno di sabato 10 Maggio!

Non perdo tempo e comincio subito a disegnare sulle pagine del mio diario, salutando qui e là persone amiche e persone conosciute in altre occasioni che mi si avvicinano. Per quel che posso vedere siamo davvero tanti.
Ma ciò che mi lascia senza parole e mi fa cadere la mascella è l'enorme barricata di ferro e cemento eretta tra i manifestanti e il proseguimento di C.so Vittorio dove c'è il tribunale di Torino, barricata presidiata da innumerevoli mezzi delle forze dell'ordine... una muraglia lunga e stupida, nella sua immobile inutilità. Quasi quasi mi sento in gabbia. Ma che ci sta a fare tutta quella roba lì? Devono mica difendersi da un'orda di zombies mutanti? Che diamine, siamo in Italia, un paese democratico, patria della pizza, un paese civile, mica in Palestina! Dico bene?!

I poliziotti, costantemente in tenuta antisommossa, oltre la griglia metallica ci guardano impassibili e temerari, manganelli alla mano.
Raggiungo un banchetto del movimento NoTav dove acquisto due foulard (uno per me e uno per Simo che arriverà più tardi) ed un fischietto per Simone. Ho il tempo di ritrarre il signore che lavora presso il minuscolo e fornitissimo banchetto, sono 14:30 passate.
Trascorrono altri minuti e, come rappresentato nella vignetta disegnata sul mio diario, vengo a conoscenza del motivo per cui il corteo non si è ancora messo in marcia: dei gruppi NoTav provenienti da fuori Torino hanno difficoltà a raggiungere la città per via delle forze dell'ordine che si prodigano, da una parte, fermando massicciamente i manifestanti nella stazione di P.ta Nuova, dall'altra parte, controllando/rallentando i pullman in uscita dall'autostrada.

Il gruppi di Milano e di Roma arrivano rumorosi e pieno di canti, sparando piccoli fuochi d'artificio. I giornalisti, che fino ad allora si erano camuffati nella folla, escono allo scoperto e cominciano a fotografare come selvaggi in cerca di uno scoop. Fotografano anche me intenta a disegnare.


Cammino veloce per vedere il più possibile del lunghissimo corteo, i visi dei presenti, gli striscioni, i canti, è tutto così pieno di vita e aspettative che i barricamenti della polizia passano in netto secondo piano. Ad un certo punto mi affianco ad una signora dell'età di 80 anni circa, ha uno sguardo risoluto e una riservatezza educata. E' seduta su una sedia a rotelle spinta dal figlio. Chiedo gentilemnte alla signora se posso disegnarla e lei accetta: non le chiedo null'altro anche se mi piacerebbe sapere di più sul suo conto.
Spero di rincontrarla.


Fine prima parte.

martedì, maggio 06, 2014

#Torino, manifestazione 1 Maggio 2014

Arrivo in p.zza Castello con mezz'ora di ritardo e sento da lontano alcune voci, radi applausi e 2 fanfare che passano, una delle quali suona “Bella ciao”. Poi passa un gruppo parecchio scortato e tra le facce non riesco a scorgere nessun personaggio “importante” degno di tale scorta; in compenso, un uomo dall'altra parte della strada urla a tutti i gruppi in sfilata che i fascisti sono nel corteo anzi, il corteo lo aprono proprio loro... <>
Dopo aver schizzato velocemente la scena proseguo per via Po in cerca del corteo NoTav.
 
Cammino per qualche minuto in via Po senza vedere nessuna bandiera NoTav e poi, ad un certo punto li sento: sono i cori dei compagni in lontananza e le grida delle canzoni di protesta. A precedere il massiccio gruppo NoTav, una moltitudine di poliziotti e agenti in borghese, tutti carichi di apprensione tanto da spingermi quasi via mentre gli passo vicino. 
Siamo ancora in Via Po.
Arrivo bella trulla con un sorrisone stampato in faccia vicino ai compagni che sfilano e, nel salutare gli amici, vengo a sapere che in p.zza Vittorio la polizia ha già caricato i manifestanti lasciando passare prima di loro il gruppo del Pd con tutti i maggiori esponenti a favore del Tav (più tardi, a casa, leggerò a mezzo stampa che nel gruppo c'erano Fassino, Chiamparino ed Esposito, tesi che sfilavano con un sorriso forzato e poco credibile per la campagna elettorale).
La brutta notizia e la tensione per la polizia pressante non ferma il corteo che invece procede cantando a squarciagola “Bella ciao”. Le bandiere sono tantissime e il corteo è vivo.
Arriviamo in p.zza Castello.
Io sono davanti allo striscione dedicato a Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò cercando di disegnare più possibile mentre cammino. La Renna prende il microfono e con l'amplificatore acceso intona i canti della Valle con tutti noi che la seguiamo senza sosta. Un fotografo (o un giornalista?) mi si avvicina e mi riprende, poi mi regala una matita dicendomi di aver frequentato l'istituto d'arte e che una matita poteva sempre servirmi. “Che gentile” penso io e poi procedo nella marcia verso via Roma.
Prima i girare in Via Roma ricordiamo con tutta la voce possibile Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò, i/le 4 compagn* ancora inutilmente in carcere. La loro detenzione speciale di isolamento, senza prove a carico, dura da quasi 5 mesi.
CHIARA, MATTIA, CLAUDIO, NICCOLO' LIBERI TUTT* LIBERI SUBITO!
Il corteo intanto si è fermato e non procede. Decido di andare più avanti per capire cosa stia succedendo.
Percorro via Roma sotto i portici brulicanti di persone di tutte le età ed estrazioni sociali, poi sento un forte vociare e vedo la polizia caricare per la seconda volta, poi per una terza volta e a questo punto accade una cosa per me quasi incredibile: le persone intorno a me si ribellano. Ma non quelle del corteo NoTav, ma proprio i passanti che passeggiavano lateralmente sotto il porticato!
L'urlo ai danni della polizia diventa sempre più alto e più forte, dice: “Assassini! Assassini!” e le persone che lo urlano non stanno ferme ma vanno incontro alla polizia, la fanno indietreggiare e fermare così che il corteo possa riprendere la marcia e lo fa intonando ancora una volta “Bella ciao”. Metto via il diario e canto anch'io con tutti i presenti e la manifestazione la sento mia, come sento mie, forse per la prima volta, le parole della melodia.
E' un momento speciale.
Finalmente siamo in P.zza San Carlo, una meta che è costata non pochi scontri e non poche botte per i compagni (malgrado la stampa e gli organi di informazione, il pomeriggio stesso, volessero far credere che il corteo fosse formato da violenti anarchici antagonisti e blablabla).
I No Tav prendono possesso del palco e gli altoparlanti scandiscono le parole semplici e decise di Nicoletta Dosio, mentre un pensiero corre a Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò, agli indagati e a quei/quelle ragazz* che nella mattinata sono stati portati via dalla polizia.

 
Un gruppo di persone felici balla sulle note della canzone “Comandante Che Guevara”.
Comincia la festa ma davvero per poco tempo perché, grazie all'operoso lavoro delle forze dell'ordine, grazie alla massiccia quantità di cellulari corazzati (è passato un momento che ne ho contati 10 più le jeep) quasi tutti se ne vanno a festeggiare in altri luoghi.






#Pasquetta #NoTav 2014





Lunedì 21 Aprile 2014, ore 9:15
Parto da Torino e lascio i miei amici non proprio in forma e con un cielo grigio che minaccia pioggia in ogni momento, ma ugualmente non ho la minima intenzione di saltare l'appuntamento a Giaglione.
Come prima tappa raggiungo la Renna e Cosimo ad Avigliana, aspetto che finiscano di preparare i panini per il picnic e poi ripartiamo insieme alla volta di Susa.

Una volta arrivati a Giaglione troviamo altri compagni che si mettono in marcia non appena arriviamo; sembrava quasi aspettassero noi! Una volta raggiunto il ponte vicino ai cancelli veniamo sbarrati da un dispiegamento di carabinieri in assetto antisommossa che ci vieta il passaggio.
Senza nemmeno pensarci due volte cominciamo a salire per un sentiero in montagna, un percorso bellissimo tra i boschi di circa un'ora che ci porterà al Campo della Memoria e da lì al campo davanti alla Clarea acquistato dai NoTav. Scende una pioggerella sottile e mentre camminiamo notiamo ben 4 salamandre nere striate di giallo che languide si godono le gocce di maltempo.
Riesco a disegnare velocemente un albero e dei compagni che camminano, ma nulla di più: non conoscendo il posto non voglio attardarmi per timore di perdere il sentiero.




Arriviamo affamati al campo, ora siamo davanti alla Clarea.
Il posto è già presidiato da compagni NoTav e da pranzi imbanditi modi picnic. Saluto velocemente le persone che conosco e poi comincio a disegnare senza perdere tempo.
In ogni angolo verde fanno capolino carabinieri, caschetti, scudi, radio e manganelli. Dall'altra parte il sentiero decretato impercorribile (è zona rossa per la Questura di Torino) le reti, il filo spinato, e oltre ancora i silenziosi e immobili bulldozer del cantiere.




Mentre disegno il cantiere, vedo ferma sul sentiero "rosso" (quando qualcuno è sul sentiero vuol dire che è della gigos o della polizia) una signora. E' da sola e dal muretto del campo alcuni NoTav le parlano. Mi avvicino e comincio ad ascoltare e disegnare.
Di seguito risporto quanto ho scritto sul diario:


Questo per me è stato il momento più contraddittorio che abbia vissuto negli ultimi tempi. Mentre disegno cattura la mia attenzione una signora ben educata che dal sentiero scambia chiacchiere con alcuni NoTav.

Scopro essere il più alto grado della Digos lì presente; è lei che dà ordine di attaccare o meno i manifestanti, è lei che decide se usare o no gas tossici contro persone inermi.



Ed ora la vedo lì, gentile, a dire che i suoi figli “vanno a scuola ma non alle manifestazioni”. Un argomento di sicuro interessante per la trama di una “nuova” e noiosa fiction televisiva di forze dell'ordine condita con tanta religione cristiana.



Poco lontano un gruppetto di carabinieri parlotta osservandoci.



(Domande lecite)

“Il prefetto che sbarra oggi a noi la strada, è lo spesso che ha consegnato le chiavi della Reggia di Caserta a Cosentino?”
Emilio, compagno NoTav.








Riporto ciò che ho scritto mentre disegnavo:


Ad un certo punto mi sposto perché voglio disegnare la rete del cantiere costellata di fiori colorati appesi dalle tante persone che negli anni sono passate per questo sentiero. Un gruppo di carabinieri mi guarda in modo sospetto e due di loro camminano verso di me per capire cosa io stia facendo.



I colori della primavera sono bellissimi quando il sole li scopre facendo capolino tra le nuvole.





Dal prato dove si festeggia la Pasquetta arrivo al Campo della Memoria e ne immortalo la scritta in ferro.


Campo della Memoria.



“La cosa più importante è che si continui ad agire perché i poveri contino.

Ci incontreremo ancora. Ci incontreremo sempre. In tutto il mondo, in tutte le chiese, le case, le osterie. Ovunque ci siano uomini che vogliono verità e giustizia.”

Don Andrea Gallo



RESISTERE, un diritto;

OPPORSI, un dovere;

COMBATTERE, l'impegno;

VINCERE, l'utopia;

L'UTOPIA, la strada.



Oggi, per me, è la prima volta che metto piede sul ponticello che porta in Clarea, quasi non ci credo.

Scherzando con la Renna lo calpesto per bene, mi siedo sul muretto e me lo godo pensando al momento in cui l'avvenimento potrà ricapitare, e sempre per gentile concessione dell'esercito.





Con la scusa di parlare con noi, anche i carabinieri e la digos si mettono sul ponte. Qualcuno tira fuori un tablet e legge la notizia del giorno: sarebbe stata ritrovata una bomba molotov NoTav nel campo in Clarea... bomba che in realtà non era altro che un trenino in legno colorato e lasciato nel campo per la manifestazione che doveva avere luogo lì. QUI l'articolo.
I carabinieri ridono, la signora capo della digos pure ed io disegno due dei tanti lacrimogeni sparati chissà quando ad altezza donna/uomo.

Pian piano ci buttano fuori dal ponte che ritorna (così sembra) di dominio dei manganelli e dei caschetti.