Grazie, Gianni ammiro molto ciò che fai.
Fummo spuma di onda nell’abbraccio del mare
e il nostro canto era gocciole di musica
impronte di parole nella pietra del mito.
Sorelle nel vortice d’incanto
madri dello stupore
tenerissimi inviti alla passione.
Ed ora udite lo strazio del lamento
di chi ha smarrito un sogno una speranza
di chi si è perso nei vicoli del nulla.
Sirene addolorate, icone in sale,
cos’è rimasto della spuma d’onda
e delle braccia tese ai marinai?
Un guscio di conchiglia vuota
smarrita sulla spiaggia dalla risacca
assieme alle bottiglie dei messaggi.
E nessuno saprà donde venimmo,
solo il rauco richiamo dei gabbiani
e il nero delle nuvole nel cielo che annuncia la burrasca.
Gianni Milano
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