Sabato 25 Luglio 2015
ore 13:55
Nel mio piccolissimo, il problema di viaggiare a metano in Liguria è che
non ci sono distributori e quei pochissimi sono davvero sperduti.
Ore 15:45
I tempi dilatati della resistenza... *
Dal momento che non sono riuscita a trovare il presidio, ho chiamato
Simone e gli ho chiesto di inviare dal pc, un messaggio al sito facebook del
presidio, per avere maggiori info su dove andare. Io non ho uno smartphone né
tantomeno la connessione internet e le informazioni dei passanti, in merito,
sono per me molto vaghe…
*è una frase -ovviamente ironica- che penso mentre attendo qualche info via cell; in un mondo veloce e frenetico in cui tutti sono attaccati in tempi reale a Fb, twitter e altro, il presidio vive in una bolla temporale in cui tutto torna a dei tempi naturali e non stressanti.
Ore 16:30
Trovo finalmente il presidio (grazie alle indicazioni di una signora di Ventimiglia che non sembra molto entusiasta "dell'accampamento", come lo chiama lei) e dei ragazzi molto gentili mi lasciano
parcheggiare la macchina al loro posto.
Tra i presenti, alcuni profughi sono giovanissimi
ed uno che vedo vicino a me chiacchierare allegramente con delle ragazze, mi
dicono essere minorenne.
Chiedo anche come mai non ci siano donne al presidio ma… andiamo con
ordine, perché le storie da raccontare sono tante.
Per prima cosa, preciso che queste giornate speciali sono state organizzate per concentrare un po' di attenzione su queste vicende umane dato il vuoto cosmico della stampa, in secondo luogo, per invitare degli avvocati di Roma specializzati nel diritto civile dei richiedenti asilo politico. Questi ragazzi e ragazze di Roma, infatti, a titolo gratuito sono arrivati a Ventimiglia con libri alla mano e traduttori, per dare delle delucidazioni sia ai migranti, sia alle persone italiane presenti, che magari in altre città conoscono persone coinvolte in viaggi della speranza dall'estero. Viaggi molto spesso della durata di anni e con la sola speranza di raggiungere l'Europa.
Scopro che non a tutti sono state prese le impronte digitali, anzi… sono state prese a pochissimi dei presenti e nemmeno di tutte le dita. Forse a nessuno dei presenti all'assemblea, a quanto mi pare di capire, eppure sembra essere un obbligo previsto dalla legge europea quando i migranti vengono presi e portati nei centri di accoglienza italiani. Perché le forze dell'ordine non rispettano quest'ordinanza, mi chiedo?
Perché il paese che registra le impronte digitali sarebbe poi obbligato a prendere in esame le pratiche per il richiedente asilo e, magari, dopo mesi e anni di attese e rimbalzi, sarebbe pure obbligato ad accettare la richiesta trasferendo il richiedente asilo nel paese da lui scelto. Perché sembra (e qui mi permetto di essere sarcastica) che i migranti possano scegliere dove andare, non sono costretti a rimanere nel paese "accogliente"…
I migranti che vedo qui al presidio sono solo uomini perché la vita
trascorsa nelle tende, sugli scogli e con un gabinetto di fortuna (ma molto
pulito), non è precisamente comoda.
Il gruppo di migranti si divise a Giugno quando un corposo gruppo di
persone decise di dimostrare la proprio libertà uscendo dal presidio e
marciando verso la frontiera, sugli scogli, nell'unico posto dove potevano
essere liberi.
Dopo quegli avvenimenti il presidio No Borders è ancora in piedi e più
vivo che mai, come dimostrazione che nessuno può impedire il libero transito
delle persone. Molti di loro infatti, non vogliono nemmeno fermarsi in Francia,
ma hanno come obiettivo la Germania, la Svezia, l'Inghilterra. Paesi dove hanno
una minima speranza di lavorare e magari di ritrovare le loro famiglie.
Ho saputo una storia d'amore bellissima in proposito, la storia di un
uomo e una donna partiti insieme dal paese africano di origine alla volta
dell'Europa e forzatamente divisi in Libia, prima schiavizzati e poi imbarcati,
sempre divisi, sui gommoni diretti verso la costa italiana. Scappati o usciti
dai diversi centri di accoglienza, si tenevano in contatto tramite telefonate alle
rispettive famiglie in Africa, e tramite messaggi grazie ai quali sono riusciti a
ritrovarsi in una cittadina della Germania. In mezzo a tante storie, Ingrid (una ragazza
stupenda che dedica tanto tempo a queste persone) ci ha tenuto a raccontarmene
una a lieto fine.
Purtroppo non sono sempre così le storie.
Sono consapevoli che il mare li potrà inghiottire.
Ci sono poi altre testimonianze, quelle cioè di poveracci, trovati da
malviventi con indosso il cellulare e torturati per spillare soldi alle
famiglie di appartenenza tramite appunto più telefonate.
Dopo aver ascoltato gli avvocati romani, gironzolo per il posto e noto,
vicino al mare, degli scogli con sopra impresse delle impronte di mani
realizzate con della vernice bianca. Vengo a sapere che l'idea delle impronte è
stata del vignettista Vauro, il giorno della sua visita qui al presidio, un
modo simbolico di imprimere nel luogo il passaggio di tante persone decise a
non tornare indietro, a non arrendersi tanto da pernottare sugli scogli.
Sabato 25 Luglio 2015
Intorno alle 19 ci muoviamo tutt* per andare alla frontiera italiana e
francese e manifestare insieme ai migranti al grido "We are not going
back!". Dei ragazzi africani hanno il megafono e cominciano a cantare e
battere le mani, creano un ritmo e noi presenti non possiamo che cantare dietro
a loro e far rumore con pietre e padelle.
Il ruolo degli italiani in simili momenti è molto delicato:
accompagnano la manifestazione cercando di contenere la rabbia dei migranti,
ben consci dei problemi nei quali questi possono incorrere se i carabinieri li
caricano, li pestano, li sequestrano. Gli
italiani/le italiane hanno i documenti, i migranti no e il loro rischio è molto più
grande del nostro.
La manifestazione è durata circa 1ora e mezza, dopodiché, senza problemi con le forze dell'ordine italiane e francesi, siamo ritornati al presidio dove abbiamo mangiato, cantato, ci siamo conosciuti tutti meglio, alcuni giocavano su dei tappeti seduti vicino ad un lampione a domino, altri guardavano il mare in silenzio... altri scherzavano con delle ragazze entusiasti di vivere l'amore come ogni 18enne farebbe.
Non lasciamo che la televisione ci trasformi macchine; andiamo a vedere coi nostri occhi queste persone, sentiamoli racconatare le loro storie e ci accorgeremo che sono più vicini a noi e alla nostra storia di quanto crediamo.
Non esistono mostri che attraversano il Mediterraneo per fare del male, esistono persone.
E le persone devono essere libere di transitare dove meglio credono.
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