venerdì, settembre 04, 2015

No Borders Ventimiglia 25-26/7


Sabato 25 Luglio 2015
 ore 13:55

Sono ferma in una stazione di rifornimento metano vicino Imperia che alle 14:30 dovrebbe riaprire!
 Nel mio piccolissimo, il problema di viaggiare a metano in Liguria è che non ci sono distributori e quei pochissimi sono davvero sperduti.

Riuscirò a raggiungere il presidio No Borders di Ventimiglia?



Ore 15:45

I tempi dilatati della resistenza... *
Dal momento che non sono riuscita a trovare il presidio, ho chiamato Simone e gli ho chiesto di inviare dal pc, un messaggio al sito facebook del presidio, per avere maggiori info su dove andare. Io non ho uno smartphone né tantomeno la connessione internet e le informazioni dei passanti, in merito, sono per me molto vaghe…

Trovo un piccolo parcheggio dove mi fermo in attesa della risposta e colgo così l'occasione di disegnare.

Il caldo qui è mitigato da un'aria fresca che arriva dal mare.

*è una frase -ovviamente ironica- che penso mentre attendo qualche info via cell; in un mondo veloce e frenetico in cui tutti sono attaccati in tempi reale a Fb, twitter e altro, il presidio vive in una bolla temporale in cui tutto torna a dei tempi naturali e non stressanti.

 

Ore 16:30

Trovo finalmente il presidio (grazie alle indicazioni di una signora di Ventimiglia che non sembra molto entusiasta "dell'accampamento", come lo chiama lei) e dei ragazzi molto gentili mi lasciano parcheggiare la macchina al loro posto.

Il presidio è grande e ospita tantissime persone, per la maggior parte uomini africani.

Appena arrivata mi sono presentata ed ho lasciato in custodia alle persone che sembravano essere nell'organizzazione, un piccolo contributo per i migranti e per la cena della sera, per poi andare ad ascoltare la discussione dell'assemblea: parlano di impronte prese con la forza a persone straniere.



Tra i presenti, alcuni profughi sono giovanissimi ed uno che vedo vicino a me chiacchierare allegramente con delle ragazze, mi dicono essere minorenne.

La lingua parlata dalla maggior parte dei richiedenti asilo è l'arabo, qualcuno spiccica qualche parola di francese e qualcun altro qualche parola di inglese, ma se all'assemblea non ci fosse un traduttore nord africano, sarebbe praticamente impossibile far intendere le nozioni giuridiche dell'assemblea. Questo poi, è anche uno dei motivi per cui non sono riuscita a parlare direttamente con nessuno dei presenti.

Resami conto della situazione, "intercetto" due signore che mi sembrano disponili al dialogo e decido di presentarmi; grazie a loro che abitano a Ventimiglia e che da diverso tempo aiutano i profughi giunti in città, scopro molti fatti interessanti, di cui il seguente è -per me- il primo è più importante: gli africani che vedo al presidio sono tutti arrivati da poco, non sono i migranti della protesta degli scogli di Giugno. Quelli che c'erano a Giugno, chi prima, chi dopo, sono già riusciti a scappare in Francia, ognuno con una sua meta ben precisa.

Per me questa informazione è importantissima perché i media lasciano capire ben altro.

Chiedo anche come mai non ci siano donne al presidio ma… andiamo con ordine, perché le storie da raccontare sono tante.


 


Per prima cosa, preciso che queste giornate speciali sono state organizzate per concentrare un po' di attenzione su queste vicende umane dato il vuoto cosmico della stampa, in secondo luogo, per invitare degli avvocati di Roma specializzati nel diritto civile dei richiedenti asilo politico. Questi ragazzi e ragazze di Roma, infatti, a titolo gratuito sono arrivati a Ventimiglia  con libri alla mano e traduttori, per dare delle delucidazioni sia ai migranti, sia alle persone italiane presenti,  che magari in altre città conoscono persone coinvolte in viaggi della speranza dall'estero. Viaggi molto spesso della durata di anni e con la sola speranza di raggiungere l'Europa.

La terra promessa…

La nuova vita.



Scopro che non a tutti sono state prese le impronte digitali, anzi… sono state prese a pochissimi dei presenti e nemmeno di tutte le dita. Forse a nessuno dei presenti all'assemblea, a quanto mi pare di capire, eppure sembra essere un obbligo previsto dalla legge europea quando i migranti vengono presi e portati nei centri di accoglienza italiani. Perché le forze dell'ordine non rispettano quest'ordinanza, mi chiedo? 
Perché il paese che registra le impronte digitali sarebbe poi obbligato a prendere in esame le pratiche per il richiedente asilo e, magari, dopo mesi e anni di attese e rimbalzi, sarebbe pure obbligato ad accettare la richiesta trasferendo il richiedente asilo nel paese da lui scelto. Perché sembra (e qui mi permetto di essere sarcastica) che i migranti possano scegliere dove andare, non sono costretti a rimanere nel paese "accogliente"…

L'Europa ha una legislazione fin troppo dettagliata in fatto di immigrazione, il problema è che tali leggi non sono messe in pratica (mi torna in mente con prepotenza Manzoni, ci sarà una ragione??!)

Vedendo questa gente, la loro voglia di avere un'opportunità nella vita fuori dal caos e dall'orrore delle guerre, mi rendo conto di come la nostra politica tenda a creare solamente leggende metropolitane, paure, bugie, e di come le forze dell'ordine agiscano a seconda del momento politico e del sensazionalismo popolare che si vuole creare dietro ad un evento. E come avviene questo? Per esempio chiudendo un occhio e lasciando passare di straforo la frontiera (qui siamo a pochissimi passi dal confine), oppure facendo finta che non esistano traffici mafiosi nella stazione dei treni di Ventimiglia, traffici creati da italiani che previo pagamento offrono un passaggio aldilà del confine. Anzi, in quest'ultimo caso, sembra che i traffici di tali malviventi siano portati avanti alla luce del sole. Casi simili di clandestinità sono accettati dalle forze dell'ordine purché passino completamente in sordina: nessun clamore, niente stampa, niente Tv. Solo un possibile schiavo che scappa, senza documenti e con la sola certezza dello sfruttamento.

I migranti che vedo qui al presidio sono solo uomini perché la vita trascorsa nelle tende, sugli scogli e con un gabinetto di fortuna (ma molto pulito), non è precisamente comoda.

Le donne che si trovano a Ventimiglia dormono in stazione nel centro di accoglienza ufficiale messo a disposizione dal Comune, generalmente vigilate da compagni o mariti.

Il gruppo di migranti si divise a Giugno quando un corposo gruppo di persone decise di dimostrare la proprio libertà uscendo dal presidio e marciando verso la frontiera, sugli scogli, nell'unico posto dove potevano essere liberi.
 Dopo quegli avvenimenti il presidio No Borders è ancora in piedi e più vivo che mai, come dimostrazione che nessuno può impedire il libero transito delle persone. Molti di loro infatti, non vogliono nemmeno fermarsi in Francia, ma hanno come obiettivo la Germania, la Svezia, l'Inghilterra. Paesi dove hanno una minima speranza di lavorare e magari di ritrovare le loro famiglie.

 Ho saputo una storia d'amore bellissima in proposito, la storia di un uomo e una donna partiti insieme dal paese africano di origine alla volta dell'Europa e forzatamente divisi in Libia, prima schiavizzati e poi imbarcati, sempre divisi, sui gommoni diretti verso la costa italiana. Scappati o usciti dai diversi centri di accoglienza, si tenevano in contatto tramite telefonate alle rispettive famiglie in Africa, e tramite messaggi grazie ai quali sono riusciti a ritrovarsi in una cittadina della Germania. In mezzo a tante storie, Ingrid (una ragazza stupenda che dedica tanto tempo a queste persone) ci ha tenuto a raccontarmene una a lieto fine. 
Purtroppo non sono sempre così le storie.

Il viaggio per raggiungere l'Europa, è davvero un'avventura, ma non nel senso epico della parola: è un'avventura passare il deserto africano e lo è altrettanto, per chi ce la fa, raggiungere la Libia. Qui i migranti devono trovare il denaro per arrivare in Italia, una traversata su dei gommoni che gli africani stessi conoscono come "viaggio della morte". 
Sono consapevoli che il mare li potrà inghiottire.

Per pagare il viaggio, un modo è quello di diventare schiavi per 2 anni, 3 o anche 4, un tempo stimato sufficiente a discrezione degli aguzzini.
Ci sono poi altre testimonianze, quelle cioè di poveracci, trovati da malviventi con indosso il cellulare e torturati per spillare soldi alle famiglie di appartenenza tramite appunto più telefonate.

Forse, a questo punto, si può comprendere la loro voglia di fuggire dai centri di prima accoglienza italiani e la necessità di riprendere in mano la loro vita.



Spiaggia dei Balzi Rossi, in dialetto del posto: "Bàussi Russi", ovvero sassi rossi che in francese viene tradotto come "Baoussé Rousse"; è un posto che ha tutta l'aria di essere magico, una piccola spiaggia piena di insenature su cui sboccano più grotte all'interno delle quali, negli anni, hanno recuperato reperti di epoca paleolitica.

Il presidio No Borders si trova affianco al parcheggio di questa spiaggia che ai giorni nostri è un luogo ultra VIP!

Dopo aver ascoltato gli avvocati romani, gironzolo per il posto e noto, vicino al mare, degli scogli con sopra impresse delle impronte di mani realizzate con della vernice bianca. Vengo a sapere che l'idea delle impronte è stata del vignettista Vauro, il giorno della sua visita qui al presidio, un modo simbolico di imprimere nel luogo il passaggio di tante persone decise a non tornare indietro, a non arrendersi tanto da pernottare sugli scogli.

Vedere questi scogli fa una certa impressione.

Sono state scelte le mani come simbolo, per via delle pitture rupestri dei Balzi Rossi, pitture realizzate dal passaggio di persone sempre africane ma vissute in tempi più remoti.



Sabato 25 Luglio 2015

Intorno alle 19 ci muoviamo tutt* per andare alla frontiera italiana e francese e manifestare insieme ai migranti al grido "We are not going back!". Dei ragazzi africani hanno il megafono e cominciano a cantare e battere le mani, creano un ritmo e noi presenti non possiamo che cantare dietro a loro e far rumore con pietre e padelle.

Il ritmo diventa sempre più frenetico, si battono i piedi, qualcuno balla tentando di mantenere il volto coperto e presto la manifestazione esce dal percorso costituito dai carabinieri per invadere prima la strada in entrata in Italia, e poi la strada con le vetture in uscita verso la Francia. C'era un che di grottesco nel vedere macchine di pendolari italiani e francesi bloccate da persone che non si vuole circolino in libertà.

Il ruolo degli italiani in simili momenti è molto delicato: accompagnano la manifestazione cercando di contenere la rabbia dei migranti, ben consci dei problemi nei quali questi possono incorrere se i carabinieri li caricano, li pestano, li sequestrano.  Gli italiani/le italiane hanno i documenti, i migranti no e il loro rischio è molto più grande del nostro.

La manifestazione è durata circa 1ora e mezza, dopodiché, senza problemi con le forze dell'ordine italiane e francesi, siamo ritornati al presidio dove abbiamo mangiato, cantato, ci siamo conosciuti tutti meglio, alcuni giocavano su dei tappeti seduti vicino ad un lampione a domino, altri guardavano il mare in silenzio... altri scherzavano con delle ragazze entusiasti di vivere l'amore come ogni 18enne farebbe.


Non lasciamo che la televisione ci trasformi macchine; andiamo a vedere coi nostri occhi queste persone, sentiamoli racconatare le loro storie e ci accorgeremo che sono più vicini a noi e alla nostra storia di quanto crediamo. 

Non esistono mostri che attraversano il Mediterraneo per fare del male, esistono persone.



E le persone devono essere libere di transitare dove meglio credono.


Nessun commento: