Sabato 25 Luglio 2015
ore 13:55
Sono ferma in una stazione di rifornimento metano vicino Imperia che
alle 14:30 dovrebbe riaprire!
Nel mio piccolissimo, il problema di viaggiare a metano in Liguria è che
non ci sono distributori e quei pochissimi sono davvero sperduti.
Riuscirò a raggiungere il presidio No Borders di Ventimiglia?
Ore 15:45
I tempi dilatati della resistenza... *
Dal momento che non sono riuscita a trovare il presidio, ho chiamato
Simone e gli ho chiesto di inviare dal pc, un messaggio al sito facebook del
presidio, per avere maggiori info su dove andare. Io non ho uno smartphone né
tantomeno la connessione internet e le informazioni dei passanti, in merito,
sono per me molto vaghe…
Trovo un piccolo parcheggio dove mi fermo in attesa della risposta e
colgo così l'occasione di disegnare.
Il caldo qui è mitigato da un'aria fresca che arriva dal mare.
*è una frase -ovviamente ironica- che penso mentre attendo qualche info via cell; in un mondo veloce e frenetico in cui tutti sono attaccati in tempi reale a Fb, twitter e altro, il presidio vive in una bolla temporale in cui tutto torna a dei tempi naturali e non stressanti.
Ore 16:30
Trovo finalmente il presidio (grazie alle indicazioni di una signora di Ventimiglia che non sembra molto entusiasta "dell'accampamento", come lo chiama lei) e dei ragazzi molto gentili mi lasciano
parcheggiare la macchina al loro posto.
Il presidio è grande e ospita tantissime persone, per la maggior parte
uomini africani.
Appena arrivata mi sono presentata ed ho lasciato in custodia alle
persone che sembravano essere nell'organizzazione, un piccolo contributo per i migranti
e per la cena della sera, per poi andare ad ascoltare la discussione
dell'assemblea: parlano di impronte prese con la forza a persone straniere.
Tra i presenti, alcuni profughi sono giovanissimi
ed uno che vedo vicino a me chiacchierare allegramente con delle ragazze, mi
dicono essere minorenne.
La lingua parlata dalla maggior parte dei richiedenti asilo è l'arabo, qualcuno
spiccica qualche parola di francese e qualcun altro qualche parola di inglese,
ma se all'assemblea non ci fosse un traduttore nord africano, sarebbe
praticamente impossibile far intendere le nozioni giuridiche dell'assemblea.
Questo poi, è anche uno dei motivi per cui non sono riuscita a parlare
direttamente con nessuno dei presenti.
Resami conto della situazione, "intercetto" due signore che mi
sembrano disponili al dialogo e decido di presentarmi; grazie a loro che
abitano a Ventimiglia e che da diverso tempo aiutano i profughi giunti in
città, scopro molti fatti interessanti, di cui il seguente è -per me- il primo
è più importante: gli africani che vedo al presidio sono tutti arrivati da
poco, non sono i migranti della protesta degli scogli di Giugno. Quelli che
c'erano a Giugno, chi prima, chi dopo, sono già riusciti a scappare in Francia,
ognuno con una sua meta ben precisa.
Per me questa informazione è importantissima perché i media lasciano
capire ben altro.
Chiedo anche come mai non ci siano donne al presidio ma… andiamo con
ordine, perché le storie da raccontare sono tante.
Per prima cosa, preciso che queste giornate
speciali sono state organizzate per concentrare un po' di attenzione su queste
vicende umane dato il vuoto cosmico della stampa, in secondo luogo, per
invitare degli avvocati di Roma specializzati nel diritto civile dei
richiedenti asilo politico. Questi ragazzi e ragazze di Roma, infatti, a titolo
gratuito sono arrivati a Ventimiglia con
libri alla mano e traduttori, per dare delle delucidazioni sia ai migranti, sia
alle persone italiane presenti, che
magari in altre città conoscono persone coinvolte in viaggi della speranza
dall'estero. Viaggi molto spesso della durata di anni e con la sola speranza di
raggiungere l'Europa.
La terra promessa…
La nuova vita.
Scopro che non a tutti sono state prese le impronte
digitali, anzi… sono state prese a pochissimi dei presenti e nemmeno di tutte
le dita. Forse a nessuno dei presenti all'assemblea, a quanto mi pare di
capire, eppure sembra essere un obbligo previsto dalla legge europea quando i
migranti vengono presi e portati nei centri di accoglienza italiani. Perché le
forze dell'ordine non rispettano quest'ordinanza, mi chiedo?
Perché il paese
che registra le impronte digitali sarebbe poi obbligato a prendere in esame le
pratiche per il richiedente asilo e, magari, dopo mesi e anni di attese e
rimbalzi, sarebbe pure obbligato ad accettare la richiesta trasferendo il
richiedente asilo nel paese da lui scelto. Perché sembra (e qui mi permetto di
essere sarcastica) che i migranti possano scegliere dove andare, non sono
costretti a rimanere nel paese "accogliente"…
L'Europa ha una legislazione fin troppo dettagliata in fatto di
immigrazione, il problema è che tali leggi non sono messe in pratica (mi
torna in mente con prepotenza Manzoni, ci sarà una ragione??!)
Vedendo questa gente, la loro voglia di avere un'opportunità nella vita
fuori dal caos e dall'orrore delle guerre, mi rendo conto di come la nostra politica tenda a
creare solamente leggende metropolitane, paure, bugie, e di come le forze
dell'ordine agiscano a seconda del momento politico e del sensazionalismo
popolare che si vuole creare dietro ad un evento. E come avviene questo? Per
esempio chiudendo un occhio e lasciando passare di straforo la frontiera (qui
siamo a pochissimi passi dal confine), oppure facendo finta che non esistano
traffici mafiosi nella stazione dei treni di Ventimiglia, traffici creati da
italiani che previo pagamento offrono un passaggio aldilà del confine. Anzi, in
quest'ultimo caso, sembra che i traffici di tali malviventi siano portati
avanti alla luce del sole. Casi simili di clandestinità sono accettati dalle
forze dell'ordine purché passino completamente in sordina: nessun clamore,
niente stampa, niente Tv. Solo un possibile schiavo che scappa, senza documenti
e con la sola certezza dello sfruttamento.
I migranti che vedo qui al presidio sono solo uomini perché la vita
trascorsa nelle tende, sugli scogli e con un gabinetto di fortuna (ma molto
pulito), non è precisamente comoda.
Le donne che si trovano a Ventimiglia dormono in stazione nel centro di
accoglienza ufficiale messo a disposizione dal Comune, generalmente vigilate da
compagni o mariti.
Il gruppo di migranti si divise a Giugno quando un corposo gruppo di
persone decise di dimostrare la proprio libertà uscendo dal presidio e
marciando verso la frontiera, sugli scogli, nell'unico posto dove potevano
essere liberi.
Dopo quegli avvenimenti il presidio No Borders è ancora in piedi e più
vivo che mai, come dimostrazione che nessuno può impedire il libero transito
delle persone. Molti di loro infatti, non vogliono nemmeno fermarsi in Francia,
ma hanno come obiettivo la Germania, la Svezia, l'Inghilterra. Paesi dove hanno
una minima speranza di lavorare e magari di ritrovare le loro famiglie.
Ho saputo una storia d'amore bellissima in proposito, la storia di un
uomo e una donna partiti insieme dal paese africano di origine alla volta
dell'Europa e forzatamente divisi in Libia, prima schiavizzati e poi imbarcati,
sempre divisi, sui gommoni diretti verso la costa italiana. Scappati o usciti
dai diversi centri di accoglienza, si tenevano in contatto tramite telefonate alle
rispettive famiglie in Africa, e tramite messaggi grazie ai quali sono riusciti a
ritrovarsi in una cittadina della Germania. In mezzo a tante storie, Ingrid (una ragazza
stupenda che dedica tanto tempo a queste persone) ci ha tenuto a raccontarmene
una a lieto fine.
Purtroppo non sono sempre così le storie.
Il viaggio per raggiungere l'Europa, è davvero un'avventura, ma non nel
senso epico della parola: è un'avventura passare il deserto africano e lo è
altrettanto, per chi ce la fa, raggiungere la Libia. Qui i migranti devono
trovare il denaro per arrivare in Italia, una traversata su dei gommoni che gli
africani stessi conoscono come "viaggio della morte".
Sono
consapevoli che il mare li potrà inghiottire.
Per pagare il viaggio, un modo è quello di diventare
schiavi per 2 anni, 3 o anche 4, un tempo stimato sufficiente a discrezione
degli aguzzini.
Ci sono poi altre testimonianze, quelle cioè di poveracci, trovati da
malviventi con indosso il cellulare e torturati per spillare soldi alle
famiglie di appartenenza tramite appunto più telefonate.
Forse, a questo punto, si può comprendere la loro voglia di fuggire dai
centri di prima accoglienza italiani e la necessità di riprendere in mano la loro vita.
Spiaggia dei Balzi Rossi, in dialetto del posto:
"Bàussi Russi", ovvero sassi rossi che in francese viene tradotto
come "Baoussé Rousse"; è un posto che ha tutta l'aria di essere
magico, una piccola spiaggia piena di insenature su cui sboccano più grotte
all'interno delle quali, negli anni, hanno recuperato reperti di epoca paleolitica.
Il presidio No Borders si trova affianco al parcheggio di questa
spiaggia che ai giorni nostri è un luogo ultra VIP!
Dopo aver ascoltato gli avvocati romani, gironzolo per il posto e noto,
vicino al mare, degli scogli con sopra impresse delle impronte di mani
realizzate con della vernice bianca. Vengo a sapere che l'idea delle impronte è
stata del vignettista Vauro, il giorno della sua visita qui al presidio, un
modo simbolico di imprimere nel luogo il passaggio di tante persone decise a
non tornare indietro, a non arrendersi tanto da pernottare sugli scogli.
Vedere questi scogli fa una certa impressione.
Sono state scelte le mani come simbolo, per via delle pitture rupestri
dei Balzi Rossi, pitture realizzate dal passaggio di persone sempre africane ma
vissute in tempi più remoti.
Sabato 25 Luglio 2015
Intorno alle 19 ci muoviamo tutt* per andare alla frontiera italiana e
francese e manifestare insieme ai migranti al grido "We are not going
back!". Dei ragazzi africani hanno il megafono e cominciano a cantare e
battere le mani, creano un ritmo e noi presenti non possiamo che cantare dietro
a loro e far rumore con pietre e padelle.
Il ritmo diventa sempre più frenetico, si battono i piedi, qualcuno
balla tentando di mantenere il volto coperto e presto la manifestazione esce dal
percorso costituito dai carabinieri per invadere prima la strada in entrata in
Italia, e poi la strada con le vetture in uscita verso la Francia. C'era un che
di grottesco nel vedere macchine di pendolari italiani e francesi bloccate da
persone che non si vuole circolino in libertà.
Il ruolo degli italiani in simili momenti è molto delicato:
accompagnano la manifestazione cercando di contenere la rabbia dei migranti,
ben consci dei problemi nei quali questi possono incorrere se i carabinieri li
caricano, li pestano, li sequestrano. Gli
italiani/le italiane hanno i documenti, i migranti no e il loro rischio è molto più
grande del nostro.
La manifestazione è durata circa 1ora e mezza, dopodiché, senza problemi con le forze dell'ordine italiane e francesi, siamo ritornati al presidio dove abbiamo mangiato, cantato, ci siamo conosciuti tutti meglio, alcuni giocavano su dei tappeti seduti vicino ad un lampione a domino, altri guardavano il mare in silenzio... altri scherzavano con delle ragazze entusiasti di vivere l'amore come ogni 18enne farebbe.
Non lasciamo che la televisione ci trasformi macchine; andiamo a vedere coi nostri occhi queste persone, sentiamoli racconatare le loro storie e ci accorgeremo che sono più vicini a noi e alla nostra storia di quanto crediamo.
Non esistono mostri che attraversano il Mediterraneo per fare del male, esistono persone.
E le persone devono essere libere di transitare dove meglio credono.